
Lo scorso mese di novembre, su iniziativa di una amica e collega, abbiamo organizzato un’escursione a Riola di Vergato. Siamo nel cuore dell’Appennino bolognese, tra Bologna e Pistoia, lungo la statale Porrettana. Ci sono almeno due ottimi motivi per visitare Riola: la Rocchetta Mattei e la Chiesa di Santa Maria Assunta progettata da Alvar Aalto.
La Rocchetta Mattei è l’eclettico castello di proprietà del Conte Cesare Mattei che, dalla riapertura al pubblico nel 2015, ha registrato un vero e proprio boom di visitatori provenienti da ogni parte d’Italia.
Cesare Mattei, nato a Bologna nei primi anni del 1800 da una famiglia di grandi proprietari terrieri, si forma a contatto con i massimi pensatori dell’epoca come Paolo Costa, Marco Minghetti e Rodolfo Audinot. Dopo una breve e deludente carriera politica, la sua vita viene sconvolta dalla morte della madre Teresa a causa di un tumore al seno. Dal momento che la medicina tradizionale non era riuscita a curare la malattia dell’amata madre, Cesare decide di dedicarsi anima e corpo alla ricerca di una medicina in grado di guarire le malattie più terribili del suo tempo: il cancro, la lebbra, la sifilide. Si concentra sullo studio della medicina dell’antica Grecia, quella sviluppata da Galeno e da Ippocrate, e dopo anni di ricerche ed esperimenti finalmente dà alla luce una “medicina alternativa” che chiama Elettromeopatia basata sull’abbinamento di granuli simil-omeopatici con 5 fluidi elettrici per ristabilire l’equilibrio fra le cariche elettriche del corpo e riportare la parte dolorante a uno stato di benessere (similmente alla medicina cinese).
La cura non convenzionale del Conte Mattei ha un successo strepitoso. Nel giro di pochi anni diventa la medicina alternativa più praticata al mondo. Tutti vogliono curarsi con l’Elettromeopatia. Questo brano di Dostoevskij, tratto da I fratelli Karamazov (1879), dimostra la fama internazionale del Conte Mattei e della sua cura:
“Ma che filosofia e filosofia, quando tutta la parte destra del corpo mi si è paralizzata e io non faccio che gemere e lamentarmi. Ho tentato tutti i rimedi della medicina: sanno fare la diagnosi in maniera eccellente, conoscono la tua malattia come il palmo delle loro mani, ma non sono capaci di curare. Mi è capitato di incontrare un piccolo studente entusiasta. Se morirete, diceva, in compenso sarete perfettamente al corrente della malattia per la quale morirete……… Disperato ho scritto al conte Mattei a Milano, che mi ha mandato un libro e delle gocce, che Dio lo benedica.” - Dialogo tra Ivan, uno dei tre fratelli Karamazov, e il diavolo.
In seguito a questo grande successo, Cesare Mattei decide di costruire una dimora di rappresentanza dove poter sviluppare la sua “nuova scienza” e al tempo stesso ricevere e curare i malati che sempre più numerosi chiedevano di sperimentare la sua medicina. Nel 1850 acquista i terreni dove sorgevano le rovine dell'antica rocca di Savignano in prossimità della nuova carrozzabile Bologna - Pistoia (1816-1843), strada che già nelle previsioni doveva divenire una via di grandi traffici e scambi commerciali fra l’Emilia e la Toscana.
L’intera costruzione della Rocchetta non è stata progettata da architetti e ingegneri, ma solo dal Conte Mattei con l’ausilio di alcuni amici pittori e decoratori e servendosi di abili muratori presenti in zona. Si può sicuramente affermare che la Rocchetta, che non a caso veniva chiamata ‘la fabbrica’, abbia per lungo tempo fornito lavoro e benessere all’intero territorio.
Lo stile della Rocchetta viene definito eclettico perché è un connubio di stili architettonici diversi: si passa dall’architettura medievale, allo stile moresco arabeggiante fino al Liberty. Obiettivo del Conte era quello di stupire lo spettatore e sicuramente con quest’opera è riuscito nel suo intento.
Tutto è costruito per puro intento scenografico. Nella Cappella, che è una evidente citazione della Mezquita di Cordoba, le arcate a strisce bianche e nere sono di compensato dipinto, il soffitto è costituito da stoffa dipinta, mentre i capitelli sono in gesso. Il Cortile dei Leoni è, invece, un omaggio al Palazzo dell’Alhambra di Granada. Per il Conte, insomma, imitare non era un problema. Siamo davvero di fronte a un’apparenza che incanta.
In seguito alla sua morte nel 1896, gli eredi, depositari della formula segreta dell’Elettromeopatia, hanno continuato a produrre e distribuire la “cura Mattei” fino al 1968 quando per vari motivi i laboratori furono costretti a chiudere.
Per quanto riguarda il Castello, dopo vari passaggi di proprietà, nel 2005 è stato acquistato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna (Carisbo) che, dopo un accurato studio progettuale, ne ha iniziato il consolidamento ed un fedele restauro giunto a circa i due terzi del totale.
A Riola, passare dagli archi della Rocchetta Mattei agli archi di Alvar Aalto è un attimo.
Seconda meta del nostro tour è stata appunto la sorprendente chiesa di Santa Maria Assunta progettata nientepopodimeno che da Alvar Aalto, il grandissimo architetto finlandese (1898-1976) che usava curare ogni particolare degli edifici progettati, arrivando personalmente a disegnare lampadari e maniglie di porte e finestre. Aalto ha tracciato piani regolatori, come quello di Helsinki, progettato edifici più svariati come la biblioteca di Vijuri, il sanatorio di Paimio, i padiglioni finlandesi dell’expo di Parigi e di New York, i dormitori dell’istituto tecnologico di Cambridge, Massachusetts, la casa della cultura di Helsinki, la chiesa di Imatra in Finlandia. Aalto è, inoltre, creatore di una serie di arredi in legno di betulla (famosissima la Paimio Chair) e di mobili studiati secondo la linea organica del corpo umano. Quindi un grande architetto ma anche urbanista e designer.
Ma cosa ci fa una così straordinaria ed avveniristica struttura nel bel mezzo dell’Appennino bolognese?
Il merito si deve al Cardinale Lercaro, uomo illuminato, che nel 1966, in seguito alla riforma liturgica della Chiesa (Concilio Vaticano II), sentì l’esigenza di realizzare un edificio che rispondesse ai canoni del rinnovamento dello spazio celebrativo. Aalto accolse con entusiasmo la proposta di Lercaro ma espresse il desiderio di costruire non fra i cementi della città bolognese ma a contatto diretto con la natura. Così fu scelta Riola.
La chiesa, che è stata ultimata soltanto dopo la morte del grande architetto finlandese, realizzata in linee e strutture purissime, racchiude il testamento spirituale di Alvar Aalto.
“L’architettura è quella cosa che permette a buon mercato e con mezzi ordinari la creazione di un paradiso su questa terra”, così scriveva Aalto.
E con la chiesa di Riola, Aaalto ha dato vita a un vero paradiso di luce.
Dalle ampie vetrate entra nell’edificio tutta la luce possibile che, riflessa dal bianco delle pareti, inonda l’interno avvolgendo il fedele. Questa luce soffusa non lo distrae ma lo aiuta nella preghiera e nell’incontro con Dio che è lui stesso Luce.

L’Altare, un parallelepipedo a forma di sarcofago, ricorda la morte di Cristo. La Croce, dietro all’Altare, è il simbolo della sua sofferenza ma essendo una Croce vuota è al tempo stesso l’affermazione che Gesù non è lo sconfitto ma è il Risorto, il Vincitore.
Nel Battistero, la luce, che dall’alto illumina il fonte ottagono, simboleggia lo Spirito Santo che discende sul battezzato.

Aalto rispetta totalmente la natura, come era sua abitudine. L’Altare e il fonte battesimale sono monoblocchi in marmo di Carrara; le panche sono in faggio massiccio; l’arenaria del rivestimento esterno è pietra locale del monte Ovolo e Vigese.
Per la facciata della chiesa, detta a “cresta di gallo”, Aalto si è ispirato alla natura locale, in particolare al profilo dei quattro monti che fronteggiano l’edificio: Ovolo, Vigese, Cantaglia, Rocca di Vigo.
Il campanile, realizzato solo nel 1994, vuole rappresentare un fascio di luce che si innalza verso il Cielo.
Il progetto completo di Aalto, oltre al sagrato, la casa canonica, il portico, prevedeva una “passeggiata” pedonale lungo il fiume Reno, non ancora ultimata, ma anche un asilo e una casa per gli anziani; l’architetto intendeva creare un insieme di edifici che rispondessero a diverse esigenze, religiose ma anche sociali della comunità intera.
Così ha scritto il Cardinale Giacomo Lercaro a proposito del grande maestro finlandese: “Ha saputo rendersi realmente disponibile alla comunità umana per aiutarla a uscire da una condizione di isola che intristisce e toglie speranza”.
Riola, dunque, merita una visita. Sia che vogliate conoscere più da vicino l'enigmatico Conte Mattei e la sua Rocchetta sia che vogliate immergervi nella straordinaria Luce del grandissimo Alvar Aalto.
Ed è proprio vero che il bello, spesso, lo trovi esattamente là dove meno te lo aspetti.
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